Il mio era sicuramente un destino segnato, sono nato e cresciuto in Maremma, la terra in cui la caccia al cinghiale ha avuto origine.
Avevo solo tre anni quando ho iniziato a seguire le cacciate, la passione di mio padre, di mio zio, dei cacciatori anziani mi aveva travolto e affascinato. Li seguivo con i miei cuccioli al guinzaglio, li ascoltavo, li guardavo muoversi nella macchia, ascoltavo l’abbaio dei cani cercando di capirne il significato. Ognuno di loro, vista la mia passione, mi dava consigli. Si, sono stati quelli i primi insegnamenti che ho ricevuto, che conservo con tanto amore e rispetto. Da allora questa passione non mi ha più abbandonato, anzi negli anni è aumentata. Da subito ho capito quanto il “cane” abbia un’importanza fondamentale per questo tipo di caccia. In Maremma, in particolare nel territorio di Castiglione della Pescaia, una terra impervia ed angusta, si cacciava con tante razze, ma, da canaio ho sempre apprezzato il meticoloso accostamento e gli incalzanti ed espressivi abbai a fermo di quel “brutto meticcio” (così lo chiamavano i cacciatori più anziani) che ora, riconosciuto dall’Enci, è chiamato Segugio maremmano.
L’articolo prosegue a pagina 40 del numero 57 di Cinghiale & Cani