L’allevamento: è l’attività di custodire, far crescere ed opportunamente riprodurre animali in cattività, totale o parziale, per ricavarne cibo, pelli, pellicce, lavoro animale e commercio degli stessi. In tempi recenti sono sorti allevamenti allo scopo di fornire anche selezionati animali (cani, gatti, uccelli, rettili) da compagnia
Selezionare: operazione di scelta finalizzata a trarre da un gruppo gli elementi migliori o più adatti a determinati scopi.
Testo e foto di Raffaele Petrolati
Partendo da queste due definizioni vorrei esporvi alcune mie considerazioni che non vogliono essere di insegnamento per nessuno, sono solamente delle pratiche che ho osservato e constatato di persona. Si possono condividere o meno e l’intento è solamente quello di provare a far aprire il pensiero a prospettive magari diverse da quelle che ognuno di noi ha conosciuto o sperimentato fino ad oggi.
Allevamento e selezione in tutte le razze canine e nel mio caso il Segugio italiano, sono ormai terminologie che nell’ambito della cinofilia, delle verifiche zootecniche, dei raduni di razza o semplicemente quando si dialoga fra appassionati, vengono masticate ed utilizzate da tutti come se fossero pratiche scontate ed alla portata di tutti. Rispetto al passato, oggi è più facile allevare, poiché la situazione socio-economica individuale è notevolmente migliorata, ma allevare, va di molto oltre al fatto di accoppiare due cani!!
Uno dei grandi cinotecnici del passato, l’Avv. Gildo Fioravanti diceva a ragion veduta che “quando si accoppiano due cani, di fatto gli antenati che partecipano geneticamente alla progenie sono 32, ovvero 16 per parte”.
L’avvocato paragonava l’allevamento ad una catena, ove questa si poteva spezzare sempre nell’anello più debole facendo riferimento ovviamente ad un eventuale cane di cui non si conoscevano a fondo tutte le caratteristiche, e che, questo, anziché portare benefici apportava dei difetti alle nuove progenie con tutte le problematiche conseguenti.
Egli, in ogni occasione ricordava che tutte le razze canine sono discendenti da un canide primitivo e che l’uomo per ogni razza in funzione dell’uso che ne doveva fare ha nel tempo sapientemente e volutamente manipolato le caratteristiche ed il tipo per ottenere ciò che ad egli serviva.
Riflettendo bene su questo passaggio, si dovrebbe capire bene quanto ancora oggi le razze riconosciute (per noi il segugio italiano) nonostante abbiano delle caratteristiche abbastanza fissate, quanto sia importante e delicata la materia, la conoscenza o meno e soprattutto i danni o i benefici che chi alleva può apportare alla razza stessa.
L’articolo prosegue a pagina 18 del numero 30 di Lepre, Cani e Caccia attualmente in edicola.