Dopo tre anni di stop forzato, causato da pandemia e P.S.A. è ripreso il circuito “Mari e Monti”, interregionale del nord Italia. Siamo ripartiti con una gran voglia di fare da parte delle organizzazioni e con entusiasmo da parte dei concorrenti, si riprende con molte incertezze causate dalla P.S.A. Purtroppo la vicinanza delle zone rosse ha causato molte problematiche ed ansie a quasi tutti i comitati organizzatori, ai quali va il nostro plauso per il lavoro svolto in condizioni a dir poco surreali, avvilenti sono le condizioni in cui si è dovuto programmare eventi di valenza interregionale e di riflesso nazionale. Ad esempio, la tappa di Savona, dove la Sips locale pur avendo le batterie composte, premi acquistati, giudici prenotati, ha avuto le autorizzazioni dalla provincia solamente pochi giorni prima dell’evento.
Lascio immaginare lo stato d’animo del direttivo della Sips di Savona, le altre sezioni provinciali, esclusa Brescia, vivono nell’incertezza più totale constatando che pur avendo le relative autorizzazioni concesse nulla è certo, basta il ritrovamento di una carcassa al di fuori di certi limiti e tutto il lavoro svolto risulta vano. Un’altra problematica, diventata una costante sui nostri territori è la presenza ingombrante e mal gestita del lupo, con numeri infinitamente più alti di quanto dichiarano i nostri presunti esperti. Oltre ad essere deleteria per l’economia zootecnica rurale è diventato un pericolo per i nostri ausiliari e può vanificare il lavoro di monitoraggio degli addetti alle sciolte, il passaggio di uno o più lupi può “spostare “ di parecchio durante la notte i selvatici presenti in zona, e una sciolta ritenuta sicura, al mattino della prova può non risultare tale. Purtroppo si è riscontrato il fatto che fasi di accostamento, pur eseguiti da soggetti di provate capacità, non arrivano a conclusione nei tempi previsti pur avendo percorso svariati kilometri.
L’articolo prosegue e pagina 26 del numero 83 di Cinghiale&Cani attualmente in edicola