Tratto dal libro “La conduzione del cane da cinghiale”
di Franco Serpentini – Fulvio Ponti
Con questo numero iniziamo un percorso di
informazioni da condividere tra cacciatori di cinghiale
Una delle numerose massime che ci venivano ripetute, quando imberbi monelli con i pantaloncini corti e le ginocchia sbucciate seguivamo i nostri maestri dietro i loro segugi, era la seguente: «Il grande cane fa sembrare bravi tutti i canettieri, il grande canettiere fa sembrare bravi tutti i cani».
U n tempo, per essere nominati canettieri occorreva aver superato un lunghissimo periodo di apprendistato, prima attraverso interminabili ore passate alla posta, poi con il primo cucciolo avuto in regalo l’investitura ufficiale, per arrivare pian piano a percepire l’ineluttabile cerchio della vita, con i vecchi maestri affaticati ancora una volta alla posta, a ripercorrere con i ricordi i propri sentieri di vita. Tutto era quanto di meglio la tradizione potesse offrire per farci crescere sani, forti e giusti. Canettieri lo si era quasi per predestinazione, ed era impossibile non apprendere l’arte se la scuola era delle migliori. Le fasi della conduzione Canaio, canettiere e conduttore sono i tre termini che contraddistinguono il cinegeta nell’atto delle sue funzioni e nei rispettivi contesti d’azione: battuta, braccata e girata (quest’ultima parallelamente con treppiede, cavalletta e caccia a singolo). La sua azione assume invece indistintamente il termine di «conduzione», nell’ intendere la successione organica e strutturata delle otto fasi che costituiscono l’attività cinegetica nella caccia al cinghiale.