Libera Caccia replica all’allarme dell’Arcicaccia che teme la privatizzazione della caccia in Italia.
La lettera di Libera Caccia
Proprio allo scadere di questo 2023 è stato riportato sul web l’allarme lanciato dal presidente Christian
Maffei nel corso del Consiglio Nazionale della sua Associazione. Un allarme che riguarda il tentativo di
privatizzazione imbastito “da una parte del mondo agricolo e politico con la complicità delle maggiori
associazioni venatorie”.
Secondo la teoria del presidente Maffei, la Libera Caccia, che con i suoi 80.000 iscritti è la seconda
associazione venatoria nazionale, dovrebbe far parte di questa “combriccola” che mira a privatizzare la
caccia italiana.
Ci dispiace che l’autorevole dirigente venatorio abba non solo le idee così confuse da inserirci fra i
privatizzatori della caccia, ma anche la memoria corta, visto che dimentica la sdegnata (e preoccupata)
reazione della Anlc quando, nel luglio dello scorso anno, Coldiretti e Cncn presentarono Agrivenatoria
Biodiversitalia e che ci scatenò contro le ire di qualcuno.
La nostra fu una reazione sdegnata, perché la costituzione di una tale associazione era stata programmata
senza un minimo di concertazione preventiva con l’intero associazionismo venatorio e sponsorizzata da un
pool formato anche da alcune associazioni venatorie, fra le quali – ovviamente – non era certo presente la
Libera Caccia.
Ma era anche una reazione preoccupata perché la neo-associazione presentava, a nostro avviso, alcuni
punti oscuri e si prestava ad una pericolosa deriva privatistica di cui i cacciatori italiani non hanno davvero
bisogno.
Quindi il presidente Maffei, che ci risulta ancora sedere a fianco di alcune di queste associazioni, invece di
lanciare quegli stessi allarmi che abbiamo sollevato noi un anno e mezzo fa, farebbe bene a prendere prima
le giuste e doverose distanze da chi, secondo lui, sta tramando contro la caccia sociale, invece di rimanere
con i piedi su due staffe.
Roma, 31 dicembre 2023
Il presidente
Paolo Sparvoli