Racconti di caccia: I segugi sotto al letto

Da giorni e giorni nevicava sulla campagna spoglia. Neve sopra neve come il pane cotto sopra il ventre dell’affamato. Antonio apriva e chiudeva la finestra che dava sul vicolo stretto nella speranza di vedere schiarire il cielo e portare finalmente fuori i suoi due segugi che da giorni poltrivano, dormendo e sognando, sotto il letto di quell’unica stanzetta situata, fra poche altre, alla periferia estrema del paesino di montagna. In quella vita libera da giudizi gli anni inseguirono gli anni e Antonio adottò due cuccioli di segugio che Adelino, suo vicino di casa, gli portò in dono leggendo in quell’uomo sereno la persona giusta per dare sicuro asilo a quelle due vite tremanti e infreddolite.

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Territorio, vino e cinofilia: prove di lavoro

Mozzecane è un comune italiano di 7 670 abitanti della provincia di Verona in Veneto, dista circa 20 chilometri da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione sud ovest. È sul confine con la provincia di Mantova. È in posizione intermedia fra i due capoluoghi di provincia Verona e Mantova (entrambi distano una ventina di km). Confina a nord-ovest con Valeggio sul Mincio, a nord con Villafranca di Verona, a nord-est con Povegliano Veronese, a sud-est con Nogarole Rocca e a sud-ovest con il mantovano (comune di Roverbella). Il capoluogo comunale sorge a soli 5 km da Villafranca, principale cittadina di riferimento. Il suo territorio è caratterizzato dal passaggio tra l’alta e la bassa pianura e da una cospicua presenza di fontanili, polle e risorgive, nel Piano di Assetto del Territorio ne sono censiti 22.

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Prove di lavoro: XIII° Trofeo Travaglini

Domenico Travaglini era uno marito e padre esemplare oltre ad essere un naturalista era anche uno scrittore che attraverso i suoi libri trasmetteva agli altri la sua passione per la natura e il segugismo, scrisse infatti “Il vento tra le betulle”, “Fascino verde” e “Il mistero del riccio”.
Nativo della zona di Fermo ha lasciato ai suoi amici un bellissimo ricordo e patrimonio di ricchezza ecco perché ancora oggi a distanza di anni dalla sua scomparsa i segugisti lo vogliono ricordare con affetto e dedizione organizzando la prova su lepre categoria coppie e mute nel week end del 19 e 20 gennaio 2019. La prova si è svolta nelle zone di ripopolamento e cattura dove oltre la lepre ci sono anche caprioli, cinghiali e fagiani.

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Prove di lavoro: 36 albe per il Trofeo Pezzi

La prova di lavoro che si svolge nella provincia di Reggio Emilia, più precisamente nei comuni di Massenzatico e Bagnolo in Piano e tutte le loro frazioni, è un appuntamento ormai consolidato con il caldo di fine agosto. La cornice è sempre la stessa ma nel suo essere sempre diversa. Ogni anno quello che non manca è la sensazione di essere a casa, in quanto Paolo Pezzi con gli organizzatori, gli accompagnatori e i Giudici sa come trasmettere la sua passione che dopo tanti anni è come fosse la prima volta di un bambino quando vede il mare o tocca la neve per la prima volta.

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Racconti di caccia: L’orco della Vergine

Carmelo Sica, detto Zì Lucce, fu capostipite di una famiglia di cacciatori di Sieti, paese di 1200 anime nel territorio di Giffoni Valle Piana. Al tempo in cui lo conobbi viveva in cima all’abitato, in una bianca casa padronale, l’ingresso sovrastato dal trofeo di un Solengo. A sinistra del portone, due cassapanche di quercia, serbano le memorie di un grande cacciatore. Al Patriarca e all’uomo, di recente scomparso, è dedicata questa storia. Infine il vecchio era giunto lassù, portando i pezzi della Croce a dorso di giumenta. Un gran vecchio robusto, dagli occhi grigi e duri e i baffi marezzati, con indosso una cappa di panno e un cappello di feltro calcato sul capo. Giunto che fu in cima sedette su un sasso, laddove al sorgere del sole avrebbe piantato la Croce. Buon compleanno, si augurò, ignorando il falarcio che gli sferzava il viso e faceva fremere la giumenta carica. La valle dei picentini era sotto di loro in un lago di tenebre, punteggiata di lucine tremolanti. La giumenta battè una zampa sul terreno pietroso, ma era presto per slegare la Croce e il vecchio ripercorse la storia del suo Voto. Tutto era cominciato e finito lassù a Faragneta, in solitudine, con un orco remoto sfuggito alle poste. Il vecchio espresse al capocaccia l’idea che si era fatta sul suo percorso di fuga e lo Scileo, agile e scaltro battitore della stirpe dei Toro, confermò annuendo con un cenno del capo.

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Il cane da traccia

Il cane da traccia partecipa all’attività di recupero di animali feriti o morti dopo essere fuggiti, sia in ambito venatorio, quindi per quanto riguarda gli ungulati, sia in ambiti incidentali, ad esempio per gli investimenti automobilistici di ovini, bovini e caprini. Attraverso il fiuto il cane segue le tracce ematiche perse dall’animale selvatico sul terreno: le tracce sono necessarie per il recupero dell’animale fuggito, che verrebbe altrimenti perso dal cane da seguita. Il cane da traccia lavora su tutti i terreni e climi: solo in caso di neve alta è difficile che riesca a lavorare. Il cane da traccia si distingue dagli altri tipi di cani da caccia perché opera solo dopo lo sparo, a distanza di alcune ore fino a 48 ore, e per la dote di non lasciarsi confondere o distrarsi da altre piste. L’inserimento del cane da traccia indica una corretta e seria attività venatoria, in quanto permette il recupero di animali feriti. I cani da traccia sono i discendenti dei cani da seguita che venivano usati nel Medioevo, quando l’attività venatoria avveniva a cavallo con l’impiego di archi e frecce e la preda non moriva sul colpo ma i cani reindirizzavano l’animale verso il cacciatore. L’utilizzo dei cani da traccia veri e propri avvenne con l’introduzione delle armi da fuoco.

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Bella, la segugia Maremmana che fa Agility

Sorrido ripensando a quel nostro primo incontro, dieci anni fa, nel mio ambulatorio quando Aldo, l’amico canaio, ti ha appoggiata sul banco. Nella cucciolata di bellissimi Segugi Maremmani vivaci e in carne ti notai subito piccina, magrolina e tremante. Non fu amore a prima vista, ma facevi tenerezza così bruttina e nonostante i genitori, il papà Nessuno in particolare un vero campione su traccia e abbaio a fermo, mi era difficile immaginarti a tu per tu con un cinghiale. Invece a mia figlia Ilaria, allora quindicenne, venne subito l’idea di fare Agility Dog anche con te. Così Sergio e Aldo cacciatori di cinghiale da sempre e che di Segugi Maremmani ne hanno allevati tanti accettarono la sfida e ti regalarono a me. Ti chiamammo Bella Swan Cullen, un nome da vampira sulle tracce di Twilight e subito cominciasti a familiarizzare con i nostri Border Collie.

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Professione canaio: quando tutto è iniziato…

Il mio era sicuramente un destino segnato, sono nato e cresciuto in Maremma, la terra in cui la caccia al cinghiale ha avuto origine.
Avevo solo tre anni quando ho iniziato a seguire le cacciate, la passione di mio padre, di mio zio, dei cacciatori anziani mi aveva travolto e affascinato. Li seguivo con i miei cuccioli al guinzaglio, li ascoltavo, li guardavo muoversi nella macchia, ascoltavo l’abbaio dei cani cercando di capirne il significato. Ognuno di loro, vista la mia passione, mi dava consigli. Si, sono stati quelli i primi insegnamenti che ho ricevuto, che conservo con tanto amore e rispetto. Da allora questa passione non mi ha più abbandonato, anzi negli anni è aumentata. Da subito ho capito quanto il “cane” abbia un’importanza fondamentale per questo tipo di caccia. In Maremma, in particolare nel territorio di Castiglione della Pescaia, una terra impervia ed angusta, si cacciava con tante razze, ma, da canaio ho sempre apprezzato il meticoloso accostamento e gli incalzanti ed espressivi abbai a fermo di quel “brutto meticcio” (così lo chiamavano i cacciatori più anziani) che ora, riconosciuto dall’Enci, è chiamato Segugio maremmano.

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Cinognostica: studio del cane

Con questa edizione di inizio anno vorrei cominciare un percorso per chiarire alcune informazioni legate alle varie razze canine.
La cinognostica, secondo l’etimologia della parola stessa (cino = cane; gnostica = conoscenza; conoscenza di ciò che si vede dal di fuori) c’insegna a valutare le razze canine dal loro fenotipo e cioè dai loro caratteri morfologici e fisiologici esteriori per stabilire per ogni razza la migliore utilizzazione ed un massimo rendimento. Pertanto, la valutazione morfologica tiene in considerazione solo i caratteri (costruzione) esteriore, mentre la valutazione funzionale tiene in considerazione solo i caratteri fisiologici manifesti.

A cura di Gabriele Pettinaroli

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Razze: il riconoscimento del Segugio Maremmano

Dopo un lungo impegno di coordinamento tra ENCI – SIPS – Comitato Standard FCI, con circolare n. 65/2018 del 12 ottobre 2018 la Federazione Cinologica Internazionale ha comunicato il riconoscimento della razza Segugio Maremmano, nell’elenco delle razze riconosciute a livello provvisorio. In questa fase la razza può ambire ai seguenti titoli FCI (Campione dell’Esposizione Mondiale, Campione dell’Esposizione di Sezione – Europa, Asia e Pacifico, Americhe e Caraibi).
La razza non può conseguire il CACIB (certificato di attitudine al campionato internazionale di bellezza) sino al suo riconoscimento a livello definitivo.

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