1° Raduno Segugio Maremmano in… Sardegna

Domenica 4 Agosto 2019, organizzato dalla SIPS di Oristano e dal suo Presidente Antioco Patta, nella splendida location del parco “Qualito” del comune di Tiana, si è svolto il 1° Raduno Nazionale del Segugio Maremmano in Sardegna. Presenti 319 gli esemplari nelle due varietà, pelo forte e pelo raso, sicuramente uno dei più grandi Raduni di una singola razza svolto a livello Nazionale, dove si sono confrontati sotto l’attento giudizio dei giudici Enci Serena Donnini, Fausto Cavalieri, Vincenzo Ferrara e Simone Panerai. Al momento del giudizio, nei ring sono stati affiancati dai commissari ragazzi e ragazze che hanno dato egregiamente il loro contributo alla manifestazione, il tutto coordinato in modo eccellente da Barbara Masala.
Il pubblico, numerosissimo, si è stimano in circa mille presenze di cinofili e non, ha potuto godere di una splendida location alla quale hanno lavorato tutti i ragazzi di Tiana, capitanati da Michele Curreli e Roberto Noli, Presidente del comitato “San Leone Magno”. Sono stati premiati tutti i migliori soggetti delle due varietà e di tutte le classi, il Miglio Giovane Espositore Ivan Spanu, la Miglio Giovane Espositrice Ksenia Chervinskaya. Un premio a riconoscere l’impegno e la costanza anche per l’espositore più anziano Gianni Mura. Vincitore assoluto della manifestazione e quindi Miglior soggetto della manifestazione il segugio maremmano a pelo raso Pepe dell’Allevamento di Casa Marzo di Amleto Marzo che ha battuto allo spareggio come miglior maschio il segugio maremmano a pelo forte Blizz di Giovanni Contini.

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Storie: Due storie, due età

Da una parte abbiamo Luciano Di Giulio anno ’59 di Pescara, abruzzese con due generazioni alle spalle di nessun cacciatore
in famiglia, dove la passione per la cinofilia e per la caccia arriva trasversale da uno zio; dall’altra Gianni Paradisi, anno ’91
di Siena, toscano con due generazioni indietro di cacciatori: nonno e papà. Così diversi ma allo stesso tempo con una cosa
in comune, la passione per il segugio maremmano e la caccia al cinghiale.

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4° Trofeo Memorial Giuliano Fedeli

Tutto comincia il 16 febbraio nel recinto di Lajatico gestito da Franco Ganetti, Vincenzo Renna dà inizio alle qualificazioni categoria singolo e coppia per terminare il 20 aprile con 92 turni.
Di tutte queste giornate di gara solo 58 passano alla seconda fase delle semifinali con la qualifica di Eccellente di cui 33 singoli e 25 coppie. La settimana dopo, dal 27 aprile al 2 giugno i selezionati si ripresentano al recinto e al termine vengono presi i 6 miglior punteggi per i singoli e per le coppie che il 15 e 16 giugno hanno disputato la finalissima.
La manifestazione è stata organizzata e gestita dal grosso impegno di Vincenzo Renna in collaborazione con le sezioni di Alta Val di Cecina e Provincia di Pisa della Libera Caccia che ha trascorso ben quattro mesi nel recinto. Con la sua pazienza e con la sua precisione è riuscito ad arrivare sino alla fine del percorso senza polemiche ma sempre con il sorriso sulle labbra.

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Connubio Caccia, Cinofilia e Donna

Quando queste tre parole si possono mettere insieme il significato intrinseco è veramente importante, non per togliere nulla al sesso maschile, ma per sottolineare che quando è presente una donna prende un valore aggiunto. Normalmente la donna è molto lontana dal mondo della caccia e della cinofilia in quanto per tradizione è l’uomo che nel tempo andava a cercare la preda per portarla a casa e sfamare la famiglia. Oggi i tempi stanno cambiando e proprio in questi eventi di congregazione viene messo in risalto un nuovo modo di concepire la caccia e la cinofilia per il mondo femminile. Domenica 2 giugno all’interno della Riserva di caccia Acquarossa in provincia di Viterbo è stata organizzata una battuta di caccia al cinghiale da Bruno Grandicelli in collaborazione con Lugari Video. La partecipazione delle donne in questa giornata è stata numerosa grazie alla presenza del gruppo “Raduno Nazionale Cacciatrici” e di qualche componente del “La Caccia si tinge di rosa”. Il ritrovo al mattino alla casa di caccia è stato addolcito da un’abbondante colazione mentre veniva compilato l’elenco dei partecipanti.

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Personaggi: tra segugi italiani e francesi…

Tutto comincia il 18 novembre del 1949 quando viene alla luce Danilo Farnetani, il nome scelto dai suoi genitori è una variante del nome Daniele che deriva dall’ebraico Daniy’el ed è composto dalle parole dan, che significa “ha giudicato” e da El. Quest’ultima è la forma abbreviata dell’espressione Elohim, “Dio”. Il significato di questo nome si può tradurre, quindi in “Dio ha così giudicato”. Sotto il segno dello Scorpione, che rappresenta persone dotate di una furbizia eccezionale. E’ molto difficile prenderle in giro e scherzare su di loro. Sono loro quelle dotate di un senso dell’umorismo eccezionale, che a volte eccede un po’ nella cattiveria o addirittura cade nella crudeltà, se ritengono che qualcuno li stia punzecchiando troppo. Del resto, le reazioni a volte sproporzionate all’offesa sono una delle caratteristiche salienti di questo segno. Grazie al tagliente senso dell’umorismo e al velo di mistero che le accompagna, le persone dello Scorpione hanno un fascino superiore a quello della maggior parte degli altri segni. Già da queste due informazioni potete capire quanto il suo nome e il suo carattere abbiamo poi condizionato la vita dal punto di vista cinofilo.
Cacciatore da sempre di lepre con meticci, nato e cresciuto in una famiglia di cacciatori sin da bambino i suoi primi passi li ha fatti a fianco di altri a quattro zampe. Una volta cresciuto e che ha potuto ragionare con la propria testa si avvicina ad una femmina di segugio italiano a pelo forte da portare a caccia della lepre, questa scelta sarà poi quella che lo porterà ad avere la passione per i cani puri o meglio dire di razza. Piano piano comincia ad avere sempre di più segugi in canile infatti riesce a formare la sua prima muta di segugi italiani a pelo forte e mezzo pelo. Il destino però aveva in mente altre cose per Danilo e i suoi segugi che non era quello di andare dietro all’orecchiona ma bensì ad altro animale più grosso e diverso. Una mattina mentre andava con i suoi segugi italiani invece che scovare la lepre decisero che la loro preda era un cinghiale. Ecco fatto, frittata ben cotta!! Siamo negli anni 80, la realtà nel territorio senese inizia ad essere organizzata in squadre, nella sua zona né esistono molte, c’era solo l’imbarazzo della scelta, così si iscrive ad una squadra locale, di cui però non ne approva la gestione. Nel 1988 fonda una sua squadra con alcuni amici, intanto parallelamente nei periodi dove la caccia era chiusa comincia a partecipare alle gare indette dalle associazioni venatorie, sia a livello locale che a livello nazionale.

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Trofeo degli Eccellenti 2019: Il Podio va oltremare

Questa tanto discussa edizione del Trofeo degli Eccellenti 2019 svoltasi in due giornate, precisamente sabato 8 e domenica 9 giugno con un periodo di fine primavera molto bizzarro si è conclusa con l’assegnazione del titolo più importante a Luni segugio maremmano di Elio Atzeni con la qualifica di Eccellente punti 171. Luni ha attraversato insieme al suo conduttore e alla sua famiglia un mare per toccare terra ferma e portare a casa il titolo del soggetto più bravo.
Il Trofeo svoltasi come ormai da anni nei territori della provincia di Livorno, precisamente nel comune di Sassetta.
Lo sapevate che Sassetta è uno dei comuni facenti parte del circondario della Val di Cornia.
Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1115, allorché un Benedetto signore della Sassetta fu governatore pisano a Maiorca (Jacopo Arrosti, Cronica di Pisa), e deriva probabilmente dal latino saxum, «roccia», per cui Sassetta è la «piccola roccia». Sassetta fu un importante castello della Repubblica Pisana, abbattuto nel 1503 dopo la conquista fiorentina. Nel 1516 furono anche esiliati gli originali Signori del luogo, i pisani Orlandi della Sassetta. Il borgo appartenne dal XVI secolo alla famiglia di origine spagnola Ramirez de Montalvo, giunta a Firenze con la corte di Eleonora da Toledo che andò in sposa al granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici.
A sud, verso il fiume Cornia, si estende un percorso del trekking in un’area boschiva di notevole interesse naturalistico, che comprende il monte Calvi a est e le colline di Castagneto Carducci a nord. Nel comune di Sassetta, nell’ambito del sistema dei Parchi della Val di Cornia, è stato creato il Parco forestale di Poggio Neri e il Museo del Bosco. Sulla cima del monte Bufalaio, nei pressi di una piccola cava, è presente una parete rocciosa, con un crepaccio largo circa un metro che scende a picco per una trentina di metri; si tratta di siti di interesse speleologico. Nelle vicinanze del nuovo acquedotto, lungo il corso del fosso dei mulini, ci sono i ruderi di un vecchio mulino.
Dopo due giornate di prova organizzate dalla Pro Segugio di Livorno con la presenza di diversi giudici Enci per il giudizio finale al secondo posto si è qualificata Alida di Stefano Boschiazzo con MB punti 158 e al terzo posto Palomina di Alessandro Collinelli con MB punti 150 che ha fatto ritirare il premio a Federico Cucini.
Un ringraziamento agli accompagnatori e agli sponsor.

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Prove di lavoro: Fiocco rosa a Nora

Il bellissimo e suggestivo territorio di Capalbio che ospita la zona della tenuta di Monteti e dove si estende la riserva Le Forane sono stati i punti di sciolta per questa nuova ed entusiasmante prova lavoro Enci per cani da seguita su cinghiale categoria singolo. Il gruppo della Libera Caccia di Grosseto ha portato sino in fondo questa seconda edizione “Coppa Rosa” ma con un finale importante. Nella giornata di domenica 19 maggio in due batterie diverse giudicate da Pio Tarquini e da Riccardo Laschi si sono confrontate con la natura del bosco e la bravura dei loro segugi 10 conduttrici donne supportate da validi organizzatori e accompagnatori che hanno fatto si che tutto andasse per il meglio. Più precisamente nelle persone di Alessandro Cacciò, Gian Piero e Cristiano Bernacchi, Massimo Serrati ed il figlio Luigi e Gabriele Brilli.

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Eventi: Dog Show europeo

Eurodog e Austrian Winner 2019 hanno superato con un totale di 20.056 cani esposti e 12.500 visitatori tutte le aspettative e sono stati senza dubbio il principale evento cinologico dell’anno. Naturalmente, un evento così importante rappresenta anche una sfida logistica e organizzativa speciale per chi organizza e per chi partecipa.
A questo evento molto importante per la parte espositiva di un soggetto quest’anno era presente Rocco Lettieri con due Ariegeois Dingo e Carlotta.
Qui di seguito un bellissimo ricordo ed una vetrina di soddisfazioni per Rocco e i suoi segugi francesi.

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Il rifiuto del cambio e la caccia a forzare

Tratto dal libro “Addestramento e impiego del segugio su lepre”
Gildo Fioravanti editoriale Olimpia

È caccia particolare, di nobile tradizione, d’élite, che tuttavia altera l’equilibrio che regola la competizione naturale fra selvatico e cane.

Il rifiuto consiste, come noto, nella capacità di alcuni segugi, i migliori, di tenere la pista dello stesso selvatico inseguito, rifiutando quella di altri (da qui il gran rifiuto) che eventualmente e casualmente s’intromettano nel percorso. Essa deve valere anche in accostamento. Questa peculiarità, o specialità, è condizione essenziale della caccia a forzare, per cui i due argomenti sono strettamente collegati.

La caccia a forzare

La caccia a forzare l’animale senza fucile, vinto per stanchezza (per «stracca»), per esaurimento dai cani, è poco conosciuta nel nostro paese, avendo avuto notorietà soltanto per qualche equipaggio usato in passato su volpe di cui da diversi anni non si hanno più notizie. Al contrario, questa pratica ha antica e perdurante tradizione in Francia e Inghilterra in cui viene condotta su tutti i selvatici, dalla volpe al cervo, passando per il capriolo, il cinghiale, il daino. In Francia si forza anche la lepre, a piedi o a cavallo, mentre tutti i selvatici di maggior mole vengono perseguiti soltanto da cavalieri. Il complesso strutturale è l’equipaggio, costituto dalla muta, cavalli e cavalieri, canettieri, suonatori di traccia, maestro di caccia che dirige le operazioni. Il tutto arricchito dalle divise di particolari modelli e colori e regolato da norme e terminologie tecniche codificate dagli usi, con precisi e differenziati segnali di caccia (fanfare) mandati dai suoni delle trombe, sia per i cacciatori
solito fa bella cornice al quadro un castello o un maniero. Il capo del personale addetto alle mute (allevamento, addestramento, conduzione in caccia) è il bracchiere coadiuvato da aiutanti (valet de chien»).

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Gare: Canicom Cup

Comprensorio Alpino Val Borlezza, superficie totale 20.354,43, superficie territorio agro‐silvopastorale (Ha) 18.333,95. Comuni appartenenti all’ambito Rovetta, Castione della Presolana, Fino del Monte, Onore, Elusone, Songavazzo, Rogno, Cerete, Costa Volpino, Bossico, Sovere, Lovere, Castro. Il Comprensorio alpino è modellato dal bacino del torrente Borlezza, che dalle sorgenti del Giogo della Presolana sino all’altopiano di Clusone mantiene un andamento est‐ovest compiendo poi una brusca deviazione lungo l’asse nord‐ovest sud‐est. Il solco della valle scompone il comprensorio alpino in tre distinti settori montani: il gruppo della Presolana, il gruppo del Pora e il gruppo del Pizzo Formico‐Montagnina. Dal punto di vista altimetrico il comprensorio alpino è disomogeneo, spaziando dai 2521 mt. della Presolana ai 400 mt. slm di Lovere. Dal punto di vista vegetazionale il CA rientra solo parzialmente nella zona cosiddetta alpina; procedendo per strati altimetrici sono presenti a seconda dei distinti orizzonti: la vegetazione erbaceo‐arbustiva dell’ambiente nivale, la vegetazione degli ambienti alpini, caratterizzata dagli insediamenti vaccinio‐rododendreti, la vegetazione degli ambienti subalpini con consistenti popolamenti di aghifoglie, la vegetazione degli ambienti montani con formazioni forestali a predominanza di latifoglie e, nell’orizzonte più basso la vegetazione degli ambienti sub‐montani rappresentata dal trinomio roverella, carpino nero e orniello. Quest’ultimo orizzonte è abbastanza sviluppato man mano si scende dall’altopiano di Clusone verso la zona insubrica del lago di Iseo, dove alcune specie vegetaliarboree sono di sostituzione antropica, tra le quali prevale il castagno. In tutti gli orizzonti è marcata la presenza di aree aperte coltivate a prato‐pascolo, soprattutto l’altopiano di Clusone e tutto il fondovalle del Borlezza, da quest’ultimo sino alla confluenza con il lago d’Iseo.
Quest’ultimo tratto è caratterizzato da vaste aree aperte coltivate a prati da sfalcio polifiti e coltivazioni di mais. Il territorio del CA risulta particolarmente vocato ai cervidi e alla lepre comune, mentre la vocazionalità ai bovidi alpini, come camoscio e stambecco, è limitata alle quote altimetriche più alte dei gruppi montuosi della Presolana e del Pora. Il territorio del CA risulta parzialmente vocazionale ai cervi e ai lagomorfi, lepre comune e lepre bianca, per queste specie l’areale di distribuzione potenziale coincide con l’areale di presenza, anche se con densità fortemente disomogenee. Nei settori più marcatamente alpini della Presolana risulta alta la vocazionalità ai galliformi alpini, come il gallo forcello, la coturnice e la pernice bianca, per queste specie di avifauna l’areale potenziale è notevolmente più ampio rispetto all’areale di distribuzione delle singole specie di avifauna alpina. Le indagini svolte in campo faunistico hanno permesso di realizzare un quadro di sufficiente dettaglio circa la distribuzione sul territorio di numerose specie di vertebrati terrestri. In base alla presenza di un numero più o meno elevato di specie, anche non di interesse venatorio, e alla loro diversa valenza naturalistica, con un’analisi di tipo sinecologico risulta possibile definire le principali emergenze faunistiche di rilevante interesse conservazionistico meritevoli di interventi mirati di tutela a lungo termine: gallo cedrone, pernice bianca, lepre alpina e aquila reale. L’area individuata come vocazionale a queste specie coincidente con i livelli altitudinali compresi tra i novecento e i duemilacinquecento metri s.l.m., assume un indubbio valore per la conservazione di queste specie di grande interesse naturalistico e conservazionistico.

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