La votazione dello scorso 27 febbraio al Parlamento Europeo mette un punto a favore della possibilità di ricostituire e conservare gli habitat utili alla fauna selvatica, in particolarecquelli agricoli, dove il declino di molte specie è più allarmante. Anche le pianure costiere, le foci dei fiumi, le spiagge e molti corsi d’acqua in quasi tutte le regioni d’Italia hanno subito un degrado causato da cementificazione, abusivismo, mancato rispetto degli habitat naturali.
Non sarà facile raggiungere gli obbiettivi che questa legge si prefigge, ma la previsione di Piani
Nazionali di Ripristino rappresenta un elemento da considerare positivamente, che responsabilizza
gli Stati membri UE e offre la possibilità di un dialogo fra tutti i portatori d’interesse e le Istituzioni.
Inquadramento legislativo a parte – la legge deve ancora affrontare un passaggio prima di diventare
effettiva – ci preme sottolineare che anche in sua assenza il mondo venatorio ne porta avanti lo spirito
da ben prima che si parlasse di codificarlo.
I cacciatori italiani a esempio, da anni realizzano concreti esempi di ripristino e conservazione
ambientale: basti pensare alla stima minima di 27.000 ettari di aree umide gestite e/o ripristinate, o
alla ricostituzione delle aree prative montane grazie agli interventi dei Comprensori Alpini, oppure al
finanziamento con i soldi dei cacciatori derivanti dalle quote d’iscrizione agli ATC oppure
direttamente dai concessionari di AFV, per colture a perdere, siepi, boschetti e punti di abbeverata
per la fauna.
Federazione Italiana della Caccia si augura che il Piano Italiano per il Ripristino della Natura nasca a
livello centrale presso i Ministeri competenti e coinvolga il mondo venatorio per un’azione sinergica
verso progetti realizzabili e soprattutto che non rappresenti l’ennesimo tentativo di far coincidere
pretestuosamente “ripristino” con l’assoluto divieto di svolgere qualsivoglia operazione che non sia
una assoluta – quanto inutile – tutela vuota da concrete azioni gestionali.
Perseguendo questo obbiettivo auspichiamo finanziamenti ad hoc, predisposti e gestiti dai Ministeri
competenti in collaborazione con le Regioni. Certamente non vorremmo che ci si appoggi sui fondi
PAC, come si nota difficilmente orientabili verso le iniziative a favore degli habitat naturali.
Allo stesso modo suggeriamo e ci auguriamo un indirizzo delle azioni verso il ripristino di habitat
agricoli utili alla piccola selvaggina e ai migratori legati a questi ambienti, che oggi è la vera
emergenza, individuando con il mondo agricolo operazioni sinergiche che non ledano i diversi
interessi.
Giornata Internazionale Fauna Selvatica: Uso Sostenibile Unica Strada per la Conservazione
Ogni anno, il 3 marzo si celebra la Giornata mondiale della fauna selvatica (WWD), istituita nel 2013 delle Nazioni Unite per celebrare la conservazione degli animali e delle piante selvatiche.
Come riporta lo stesso sito ufficiale dedicato a questa ricorrenza “Le persone in tutto il mondo fanno affidamento sulla fauna selvatica e sulle risorse basate sulla biodiversità per soddisfare i nostri bisogni: dal cibo, al carburante, alle medicine, agli alloggi e ai vestiti. Per permetterci di godere dei benefici e della bellezza che la natura offre a noi e al nostro pianeta, le persone hanno lavorato insieme per garantire che gli ecosistemi possano prosperare e che le specie vegetali e animali possano esistere per le generazioni future”.
Conservare e tutelare non sono intesi quindi come assoluto divieto di fare delle risorse naturali, fauna e flora comprese, un uso sostenibile.
In questo senso, l’uso sostenibile delle risorse, legato al coinvolgimento delle popolazioni locali, è stato ribadito recentemente dall’IUCN (l’Unione internazionale per la conservazione della natura, organizzazione non governativa internazionale con sede in Svizzera cui è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) come fattore chiave per la conservazione della fauna selvatica – https://bit.ly/IUCNSpeciesSurvivalCommission –. La caccia e la pesca svolte in modo sostenibile sono le attività che assicurano la sopravvivenza a lungo termine delle specie di fauna selvatica, perché l’interesse dell’uomo per l’utilizzo corretto della risorsa fauna permette la conservazione e il ripristino degli habitat naturali, insieme al mantenimento dell’equilibrio fra le diverse specie.
I cacciatori europei e italiani sono protagonisti di centinaia di progetti a favore delle specie selvatiche, descritti nel biodiversitymanifesto.com a favore sia di fauna cacciabile, sia protetta, oltre a numerose azioni di conservazione e ripristino degli habitat.
In Italia il mondo venatorio conserva e ripristina migliaia di ettari di zone umide, nelle quali sostano, nidificano e si alimentano centinaia di migliaia di uccelli migratori, così come sono i fondi degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini e di molte Aziende Faunistico Venatorie a investire direttamente in colture a perdere, ripristino di siepi e boschetti, creazione di punti di abbeverata, contenimento del rododendro in aree alpine, coinvolgimento attivo nei monitoraggi.
In merito alla sostenibilità del prelievo venatorio, un recente lavoro presentato al XXI Convegno Nazionale di Ornitologia da parte dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia ha dimostrato che l’incidenza del prelievo venatorio in Italia su 20 uccelli migratori sulle popolazioni è in media dell’1,84%, con una probabile sovrastima per molte specie, poiché si sono considerate le popolazioni europee e non quelle globali.
Questo dato, unito alle tendenze favorevoli di molte specie cacciabili, tra cui quelle soggette a maggior prelievo, dimostra che la caccia come svolta oggi in Italia è sostenibile e rappresenta uno strumento di conservazione imprescindibile per la conservazione della fauna selvatica.
Certamente c’è ancora da fare per migliorare gli ambienti e la gestione di alcune specie ma il principio da seguire è uno: l’uso sostenibile e i cacciatori come parte attiva nelle politiche di conservazione.
Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia
Arci Caccia e le richieste per i Calendari Venatori
In una comunicazione, la Presidenza Nazionale di Arci Caccia ha espresso il suo pieno sostegno alla posizione assunta dalla sezione Marche dell’associazione, in merito alla proposta di Calendario Venatorio della regione per l’imminente stagione di caccia. Questo intervento si inserisce all’interno di un dibattito più ampio sulla gestione delle attività venatorie nelle Marche, sollevando questioni che, secondo Arci Caccia, meritano un’attenzione diffusa da parte degli amministratori regionali.
Il cuore della questione, come sottolineato dall’associazione, riguarda la necessità di avere date certe che definiscano l’inizio e la fine della stagione di caccia, nonché regole chiare e uniformi per la conduzione delle attività venatorie durante tutto l’anno. Un punto critico riguarda l’interpretazione delle normative da parte degli organi preposti alla vigilanza, che spesso porta a confusioni e interpretazioni discordanti, creando incertezza tra i cacciatori.
Gabriele Sperandio, Presidente Regionale di Arci Caccia Marche, ha messo in luce l’importanza di stabilire Calendari Venatori realistici, che evitino di cadere in contraddizione con le decisioni dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) o del Consiglio di Stato, situazioni che negli anni passati hanno spesso portato alla bocciatura di proposte ritenute non congruenti con la normativa o con le esigenze di conservazione della fauna.
La posizione di Arci Caccia è chiara nel condannare la pratica di “illudere” i cacciatori con promesse irrealizzabili, ritenuta “immorale” dall’associazione. L’appello è a favore di un approccio più prudente nella definizione dei calendari venatori, che tenga conto delle indicazioni fornite dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), per evitare interruzioni che finiscono per aumentare la frustrazione degli appassionati di caccia.
La richiesta di Arci Caccia si rivolge quindi a tutti gli amministratori regionali, affinché si adoperino per la creazione di calendari venatori che siano al contempo rispettosi della normativa e delle necessità di tutela dell’ambiente e della fauna, e che possano garantire agli appassionati di caccia la possibilità di svolgere le loro attività in modo sicuro, chiaro e senza interruzioni. Un invito, dunque, a lavorare per soluzioni che concilino le diverse esigenze in gioco, in modo da garantire una gestione sostenibile e responsabile della caccia.
Emergenza Peste Suina Africana: La regione Emilia Romagna chiede lo stato di Calamità
L’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, ha sollecitato il Governo a dichiarare lo stato di calamità naturale in risposta all’emergenza rappresentata dalla Peste Suina Africana (PSA). Mammi ha ribadito l’importanza di un coinvolgimento forte del territorio e ha espresso preoccupazione per gli effetti economici che la diffusione del virus potrebbe avere sulle aziende agricole.
Nell’incontro a Piacenza con rappresentanti di enti locali, associazioni agricole e industriali, Mammi ha evidenziato la necessità di un intervento immediato da parte del Governo per fornire sostegno alle produzioni colpite dalla PSA. A tal fine, è stata inviata una lettera ai Ministri Orazio Schillaci e Francesco Lollobrigida, nella quale si chiede la dichiarazione di stato di calamità naturale.
La dichiarazione di stato di calamità naturale consentirebbe alle aziende agricole e agli allevamenti nelle zone colpite di accedere a benefici fiscali previsti dalla legge, tra cui agevolazioni e sospensioni dei mutui, nonché misure di sostegno per i lavoratori del settore.
Tra le misure proposte per affrontare l’emergenza, l’istituzione del ruolo di subcommissari regionali tra gli assessori delle Regioni interessate, al fine di gestire procedure amministrative straordinarie mirate al contenimento del cinghiale, animale spesso coinvolto nella diffusione della PSA.
La Regione Emilia-Romagna ha già avviato diverse iniziative per contrastare la diffusione del virus, tra cui il potenziamento dei livelli di biosicurezza negli allevamenti e nelle aziende, nonché la strategia di riduzione della popolazione di cinghiali nelle aree critiche. Inoltre, è stato rinnovato l’accordo con le Polizie Provinciali e sono stati approvati finanziamenti per un totale di 900 mila euro destinati alla riduzione dei cinghiali e al contenimento della PSA sul territorio regionale.
EOS Show ’24: niente arresta la voglia di caccia, pesca e tiro
Code ai tornelli. Tanti, tantissimi visitatori, ma tempi di attesa lunghi: sarebbe facile dire che non dipende dall’organizzazione. Purtroppo a causa del rischio di infiltrazioni da parte di esponenti di gruppi contrari alla caccia, molto attivi per boicottare la fiera, si è reso necessario incrementare i controlli da parte delle forze di polizia. EOS-European Outdoor show ha comunque fatto registrare il record di ingressi della prima giornata. Superati i 17 mila contro i 15 mila dell’anno scorso. «Dispiace che le forze dell’ordine debbano intervenire per proteggere una pacifica manifestazione di cacciatori e pescatori», ha detto l’assessore veneto alla Caccia e alla Pesca, Cristiano Corazzari, riferendosi al corteo e ai presidi di protesta annunciati da associazioni antiarmi e animaliste. Il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, nel sottolineare il valore e la riuscita di EOS show ha comunque tenuto a ringraziare le forze dell’ordine, oggi impegnate anche per l’incontro calcistico casalingo, non troppo distante dalla fiera. «I cacciatori oggi sono protagonisti di attività che vanno a beneficio di tutta la comunità. Dobbiamo dirlo senza pudore. I cacciatori con il loro volontariato permettono di gestire il territorio e assicurano anche la sicurezza della collettività con le azioni di controllo della sovrappopolazione di cinghiali».
Dopo il taglio del nastro, Corazzari è stato coinvolto dagli chef Stefano Marinucci e Igles Corelli nell’impiattamento del risotto verde alla salsiccia di cinghiale e del capriolo marinato in salsa di soia e miele. Nell’ambito del progetto “Carne selvatica, cucina gourmet”, a cura d Franchi Food academy e Fondazione UNA, è stato realizzato un palinsesto ricchissimo di showcooking e momenti culturali che intendono sottolineare la sostenibilità della caccia e l’utilità della filiera della carne di selvaggina.
Numeri lusinghieri per questa edizione dell’EOS Show anche per quanto riguarda anche gli espositori. L’organizzazione si onora di aver raccolto il meglio del Paese e di altri Paesi perché a EOS sono arrivati a 40 i Paesi rappresentati. 676 il totale delle aziende rappresentate. Gli espositori diretti del settore caccia e tiro sono ben 295, il 19% in più rispetto alla passata edizione, mentre sono cresciuti del 34% i marchi rappresentati. I produttori di armi, che rappresentano un’eccellenza tutta italiana, con i distributori, sono 48, sei in più rispetto al 2023.
Durante l’intero sabato si sono disputate anche le gare di Pistola a 10 metri dell’EOS Trophy tenuto dall’Unione italiana Tiro a segno che hanno coinvolto numerosissimi tiratori, alcuni dei quali paralimpici. Il Team Beretta di Tiro a volo è stato presentato al grande pubblico, in previsione dell’Olimpiade di luglio: con Emanuela Croce Bonomi, vicepresidente della Federazione e il ct dello Skeet Andrea Benelli, gli atleti Jessica Rossi, Silvana Stanco, Diana Bacosi, Giovanni Pellielo, Mauro de Filippis, Massimo Fabbrizi, Martina Bartolomei, Luigi Lodde e Gabriele Rossetti.
EOS-European Outdoor show ’24 prosegue fino a lunedì 19 a Veronafiere. L’orario è 9-18 domani e 9-16 il lunedì 17/2. La manifestazione fieristica occupa i padiglioni 9, 10, 11 e 12 dell’impianto veronese. La superficie espositiva supera i 60 mila metri quadrati.
Anche quest’anno le armi si possono provare al celebre Trap Concaverde di Lonato (BS), a soli 30 minuti da Veronafiere, che eccezionalmente per EOS si è dotato di linee dedicate alle armi rigate e alle pistole. Servizio di navetta ogni 30 minuti dall’ingresso di EOS, domenica dalle 9,30 alle 16,30.
Procedura d’infrazione dell’UE contro l’Italia per presunte violazioni nella legislazione sulla caccia
La Commissione europea ha recentemente avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, sostenendo che alcune leggi nazionali in materia di caccia potrebbero essere in contrasto con la normativa comunitaria. Questa mossa è stata motivata dalla non conformità di diversi atti legislativi italiani alle disposizioni del regolamento Reach dell’Unione Europea.
La Commissione ha esaminato la legislazione italiana, concentrandosi in particolare sulle munizioni in piombo. Secondo l’organo europeo, la legislazione italiana, modificata dalla maggioranza dopo la dichiarazione di inefficacia della circolare del governo Meloni da parte del Tar del Lazio, violerebbe le disposizioni del regolamento Reach. Quest’ultimo non consente un’applicazione limitata solo alle zone umide elencate nelle Ramsar e in altre aree protette, come Zone di protezione speciale e riserve naturali.
Il riferimento alla Direttiva uccelli e alla caccia in zone protette e durante i periodi di divieto aggiunge ulteriore complessità alla questione. Sembrerebbe collegato alla nuova disciplina del controllo faunistico, sebbene la sua connessione con gli uccelli sia meno evidente.
Il governo italiano ha ricevuto una lettera dettagliata dalla Commissione europea, nella quale vengono evidenziate le presunte carenze nella legislazione sulla caccia. Il governo ha due mesi di tempo per rispondere e adottare eventuali misure correttive. Nel caso in cui la Commissione ritenga insoddisfacenti le risposte fornite dall’Italia, potrebbe infliggere una sanzione pecuniaria. Tuttavia, va sottolineato che qualsiasi modifica legislativa dovrà essere approvata dal parlamento nazionale, che mantiene il suo potere sovrano in materia.
La procedura d’infrazione dell’Unione Europea contro l’Italia solleva importanti questioni sulla conformità della legislazione nazionale in materia di caccia con le normative comunitarie. Il dibattito in corso evidenzia la necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze nazionali e le normative europee, con l’obiettivo di garantire la tutela della fauna selvatica e il rispetto degli accordi internazionali. Resta da vedere come il governo italiano risponderà a questa procedura e se saranno necessarie modifiche significative per adattarsi alle norme dell’UE.
PSA e gestione del Cinghiale: convegno a Verona Fiere il 18 febbraio
Edizioni Lucibello organizza in occasione di EOS a Verona Fiere il convegno “PSA e getsione del Cinghiale” domenica 18 febbraio con inizio alle ore 14.00 presso presso sala convegni della fiera.
Conduce Alessandro Bassignana
dirigente venatorio
ed editorialista di
“Diana&Wilde”
relatore
Prof. Ezio Ferroglio
Direttore della scuola di
Agraria e Medicina veterinaria
dell’Università di Torino
Rinnovo Appostamenti Fissi: La Regione Toscana Accoglie le Richieste di Arci Caccia
La Regione Toscana ha risposto positivamente alle richieste avanzate da Arci Caccia, consentendo il rinnovo annuale degli appostamenti fissi sia in modalità cartacea che attraverso il portale RT Caccia. In un’ottica di flessibilità e adattamento alle esigenze degli appassionati di caccia, la Regione ha annunciato un periodo transitorio che permetterà la presentazione delle istanze anche in modalità cartacea fino al 31 marzo 2024, offrendo così un’opzione aggiuntiva per il rinnovo.
La Regione Toscana, in seguito alle richieste avanzate da Arci Caccia, ha deliberato di consentire il rinnovo annuale degli appostamenti fissi sia tramite il tradizionale metodo cartaceo che attraverso il portale RT Caccia. Questa decisione riflette la volontà di adattare le pratiche burocratiche alle esigenze della comunità di cacciatori, garantendo al contempo una transizione graduale verso la modalità telematica.
Priorità alla Modalità Telematica
La Regione sottolinea che, a partire dal primo febbraio, l’istanza di rinnovo degli appostamenti fissi dovrebbe essere presentata prioritariamente in modalità telematica attraverso il portale RT Caccia. Questo approccio mira a semplificare le procedure e a ottimizzare l’efficienza amministrativa.
Periodo Transitorio per la Modalità Cartacea
Riconoscendo la necessità di una transizione graduale, la Regione Toscana ha istituito un periodo transitorio che consentirà la presentazione delle istanze di rinnovo degli appostamenti fissi anche in modalità cartacea. Questa opzione sarà valida fino al 31 marzo 2024, offrendo un’opportunità aggiuntiva per coloro che preferiscono mantenere la tradizionale modalità di presentazione delle richieste.
In allegato il provvedimento della Regione: Decisione_n.6_del_22-01-2024
Sospensione Record del Calendario Venatorio 2023-2024: Il Tar del Veneto Accoglie la Richiesta della LAC
In una decisione senza precedenti, il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto ha prontamente sospeso la recentemente approvata rideterminazione del calendario venatorio 2023-2024, rispondendo alla richiesta cautelare avanzata dalla Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC). La delibera, emessa dalla Giunta, ha riaperto la caccia a partire dal 24 gennaio fino al 31 gennaio, limitando l’attività venatoria alle sole specie di alzavola, codone e germano reale. Tuttavia, il Tribunale ha concesso la sospensiva, senza analizzare le motivazioni della Giunta, riconoscendo la presenza del periculum in mora e adottando il principio di precauzione, in risposta ai pregiudizi prospettati dall’Associazione LAC.
Il Tar del Veneto ha adottato una decisione rapida e incisiva, sospendendo la rideterminazione del calendario venatorio e riaprendo la caccia solo per le specie di alzavola, codone e germano reale. La sospensiva è stata concessa sulla base del periculum in mora, evidenziando la necessità di agire con prudenza e considerando i pregiudizi prospettati dalla Lega per l’Abolizione della Caccia. Nonostante la mancata analisi delle motivazioni della Giunta, il Tribunale ha prioritariamente risposto alla richiesta di sospensione cautelare avanzata dalla LAC, ritenendo necessario un approfondimento sulle implicazioni della delibera.
Le Specifiche della Delibera
La delibera della Giunta che ha innescato questa rapida reazione del Tribunale ha stabilito la riapertura della caccia per un periodo limitato, dal 24 al 31 gennaio, concentrando l’attività venatoria sulle specie di alzavola, codone e germano reale. Tuttavia, la decisione del Tribunale ha introdotto un ulteriore dettaglio significativo: il carniere per la caccia al germano è stato limitato a soli tre capi per cacciatore. Questa limitazione mira a bilanciare l’attività venatoria con una maggiore attenzione alla gestione delle specie.
Il Principio di Precauzione e la Posizione della LAC
La decisione del Tribunale ha chiaramente sottolineato l’importanza del principio di precauzione nel prendere decisioni che potrebbero influenzare l’ecosistema e le specie selvatiche. La Lega per l’Abolizione della Caccia ha avanzato la richiesta cautelare, sostenendo che la delibera della Giunta avrebbe potuto comportare pregiudizi significativi per la fauna selvatica. Il Tribunale ha riconosciuto la validità di tali argomentazioni, enfatizzando la necessità di approfondire la questione prima di procedere con la rideterminazione del calendario venatorio.
La sospensione record della rideterminazione del calendario venatorio da parte del Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto riflette la delicatezza delle decisioni legate alla gestione della fauna selvatica. La decisione, in risposta alla richiesta cautelare della Lega per l’Abolizione della Caccia, pone in evidenza l’importanza del principio di precauzione nella tutela degli equilibri naturali. Ora, sarà interessante seguire gli sviluppi futuri e gli approfondimenti sulle motivazioni della Giunta, nel contesto di una gestione sostenibile della caccia e della fauna selvatica.